L’infarto è la necrosi di un tessuto o di un organo che non ricevono un adeguato apporto di sangue e ossigeno dalla circolazione arteriosa. Con il termine di infarto del miocardio Milano si intende la necrosi di una parte del muscolo cardiaco a seguito dell’ostruzione di una delle coronarie, arterie deputate alla sua irrorazione.
Cause dell’infarto del miocardico acuto
L’infarto del miocardio Milano è prodotto dall’occlusione parziale o totale di un’arteria coronarica. Questo avviene per la formazione di un coagulo (o trombo) su una delle lesioni aterosclerotiche che possono essere presenti sulla parete vascolare e che sono a stretto contatto con il lume interno. Non è ad oggi nota ne’ la causa dell’aterosclerosi ne’ della formazione improvvisa di un coagulo sulla placca coronarica: sono state avanzate diverse ipotesi tra le quali l’infiammazione dei vasi di varia natura e l’infezione da parte di germi molto diffusi nei paesi occidentali.
In rari casi l’infarto è la conseguenza di una malformazione coronarica (con restringimento del lume e formazione comunque di un trombo) , dello slaminamento dei foglietti della parete coronarica (dissezione) che portano quello interno a sporgere nel lume restringendolo in modo rilevante e predisponendolo alla chiusura totale (anche in questo caso per trombosi o per compressione meccanica). Sono state descritte negli ultimi anni forme di infarto cardiaco che si manifestano in assenza di malattia coronarica e con un interessamento prevalente dell’apice del cuore, per lo più nei soggetti di sesso femminile.
La sindrome di Takotsubo è un infarto del miocardio Milano dell’apice che esordisce spesso dopo un forte stress emotivo e che colpisce prevalentemente le donne. E’ caratterizzata inizialmente da una fase in cui in cui la porzione di muscolo cardiaco che non si contrae può essere abbastanza estesa, coinvolgendo l’apice e i segmenti intermedi, con tendenziale buon recupero della contrattilità a distanza. Tuttavia esiste una certa percentuale che invece risulta fatale Le coronarie sono indenni da restringimenti o da occlusioni. Il cuore di questi pazienti , osservato all’ecocardiogramma, tende ad assumere un aspetto che ricorda il cestello utilizzato dai pescatori Giapponesi, da cui il nome della sindrome che è stato proposto dai ricercatori giapponesi che l’hanno descritta per primi.
L’infarto resta anche oggi una malattia mortale. La mortalità è correlata con il ritardo di accessso del paziente alla struttura specializzata per la rivascolarizzazione . E’ opportuno ricorrere al 118 in tutti i casi in cui si sospetti la presenza di un infarto cardiaco per iniziare al più presto il monitoraggio del paziente ed i trattamenti acuti e delle complicanze comprese quelle aritmiche, nonchè il tempestivo inizio della terapia per la dissoluzione del coagulo,
Fattori di rischio
I fattori di rischio per l’aterosclerosi e l’infarto sono distinti in fattori modificabili e fattori non modificabili.
Fattori non modificabili:
- Età: il rischio di infarto, , aumenta con l’avanzare dell’età.
- Sesso: l’aterosclerosi e l’infarto sono più comuni negli uomini rispetto alle donne Dopo la menopausa femminile il rischio di aterosclerosi e infarto e’ analogo negli uomini e nelle donne.
- Familiarità: chi presenta nella propria storia familiare casi di malattia cardiovascolare acuta è maggiormente a rischio di infarto,
Fattori modificabili:
- Stile di vita: sedentarietà e fumo di tabacco sono fra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare.
- Alimentazione: Una dieta troppo ricca di calorie e grassi contribuisce ad aumentare il livello di colesterolo e di altri grassi (lipidi) nel sangue, rendendo molto più probabili l’aterosclerosi e l’infarto.
- Ipertensione arteriosa: la “pressione alta” si associa ad una aumentata probabilità di sviluppare l’aterosclerosi e le sue complicanze, come l’infarto cardiaco o cerebrale.
- Diabete: l’eccesso di glucosio nel sangue danneggia le arterie e favorisce l’aterosclerosi,
- Droghe: l’uso di droghe può aumentare notevolmente la possibilità di infarto miocardico ed abbassare l’età media in cui si manifesta.
Sintomi
L’infarto del miocardio Milano si può manifestare a riposo, dopo un’emozione intensa, durante uno sforzo fisico rilevante o quando lo sforzo è già terminato. Il suo esordio clinico è brusco ed è in prevalenza caratterizzato da sintomi tipici, che sono quindi facilmente identificabili nella maggior parte dei casi. E’ una malattia associata ad elevata mortalità se non adeguatamente trattata, che richiede l’attivazione del sistema di soccorso urgente sul territorio (118) e l’arrivo del paziente presso un ospedale dotato di tutte le potenzialità di trattamento della malattia, nel più breve tempo possibile. Le complicanze dell’infarto in fase acuta possono essere:
- Lo shock, con grave senso di malessere del paziente, bassa pressione arteriosa, tachicardia e o bradicardia ed estremità fredde e umide a causa della vasta estensione dell’area di necrosi
- L’edema polmonare acuto, con grave mancanza di respiro a riposo
- Le aritmie, alcune delle quali potenzialmente fatali
L’ischemia di altri organi, per la scarsa capacità del cuore di svolgere la propria azione di pompa vitale per la circolazione del sangueI sintomi più frequenti sono il dolore al petto, la sudorazione fredda profusa, uno stato di malessere profondo, la nausea e il vomito. Il dolore toracico o precordiale (vicino alla sede intratoracica del cuore) o retrosternale (il paziente lo attribuisce allo spazio toracico che sta dietro allo sterno) si può irradiare ai vasi del collo e alla gola, alla mandibola , ai denti, alla porzione di colonna vertebrale che sta fra le due scapole, agli arti superiori e allo stomaco.
Quando il dolore al petto, spontaneo o da sforzo, si manifesta per una durata massima di 30 minuti si parla di angina pectoris: una condizione di ischemia del cuore che non arriva ad essere così prolungata da provocare necrosi. Ci sono pazienti che lamentano l’angina pectoris da ore o giorni a mesi o anni prima di un vero e proprio infarto.
L’infarto del miocardio Milano ha caratteristiche diverse da soggetto Normalmente, un episodio acuto dura circa 30-40 minuti, ma l’intensità dei sintomi stessi può variare notevolmente. In alcuni casi il paziente riferisce di avvertire una sensazione di morte imminente, che lo porta a cercare il soccorso medico. Possono essere riferiti vertigini o lieve mancanza di mancanza di respiro in assenza di dolore toracico (soprattutto nei pazienti diabetici), o svenimento con perdita di coscienza
Molte persone confondono l’infarto miocardico con l’arresto cardiaco. Sebbene l’infarto del miocardio possa causare l’arresto cardiaco, non ne è l’unica causa ed un infarto miocardico non determina necessariamente l’arresto cardiaco.
Diagnosi
L’infarto miocardico è solitamente è diagnosticato dai sintomi riferiti dal paziente.
- Dolore toracico (angina pectoris o dolore anginoso), con pressione e dolore al petto, che può irradiarsi al collo e alla mascella. Può manifestarsi anche al braccio sinistro oppure alla bocca dello stomaco, confondendosi talvolta con sintomi analoghi a una banale pesantezza addominale.
- Sudorazione
- Mancanza di respiro
- Svenimento
- Nausea e vomito
L’’ipotesi diagnostica trova conferma spesso con l’esecuzione di un elettrocardiogramma.
Attraverso gli esami del sangue seriati nel tempo , è possibile diagnosticare un infarto rilevando la presenza di alcune sostanze (gli enzimi cardiaci: troponine), che vengono rilasciate nel sangue dalle cellule del muscolo cardiaco che rilasciate nel circolo sanguigno dalle cellule che vanno incontro a morte durante l’infarto.
Un ruolo di grande importanza per confermare la diagnosi, l’estensione del danno e la ripresa è l’esecuzione dell’ecocardiogramma con color doppler
Il gold standard è la coronarografia o angiografia coronarica che consente di visualizzare le coronarie attraverso l’iniezione di mezzo di contrasto radiopaco al loro interno.
Trattamento
Il primo obiettivo del trattamento dell’infarto del miocardio Milano acuto è la riapertura della coronaria che si è occlusa e quindi ripristinare il flusso
. In questa fase riveste un ruolo primario il tempo risparmiato tra l’arrivo del paziente nel centro specializzato e la riapertura del vaso ciò permette un guadagno di muscolo cardiaco prima che venga danneggiato in modo irreversibile.
- L’esame viene effettuato in un’apposita sala radiologica. L’iniezione del contrasto nelle coronarie si effettua attraverso il cateterismo selettivo di un’arteria e l’avanzamento di un catetere fino all’origine dei vasi coronarici epicardici da esplorare ; prevede la riapertura del lume coronarica mediante l’introduzione di un catetere dotato di palloncino gonfiabile all’apice, capace passare nel punto di massimo restringimento della coronaria stessa e di schiacciarne le componenti sulle pareti (angioplastica coronarica), e il posizionamento di una protesi a rete all’interno del vaso (stent) che contribuisce a mantenerlo aperto dopo la disostruzione.
In mancanza di angioplastica o della possibilità di raggiungere le coronarie con il catetere esistono anche farmaci che sono in grado di dissolvere il trombo dopo essere stati somministrati per via endovenosa (trombolitici) benché’ non utilizzabili in tutti i pazienti, in quanto associati alla possibilità di produrre emorragie anche gravi.
Prevenzione
- Fumo di sigaretta.
- Attività fisica
- Ridurre l’introito di grasso
- Limitare
Terapia medica
La terapia alla dimissione prevede quasi sempre l’Aspirina spesso associata ad un altro antiaggregante, che andrà mantenuto per un tempo variabile da un mese ad un anno, il betabloccante, l’ACE-inibitore e la statina. Intolleranze individuali o la controindicazione assoluta ad uno di questi preparati puo’ essere la causa della loro mancata prescrizione.
Questa terapia e’ spesso affiancata da altri preparati, secondo le caratteristiche individuali dei soggetti e le malattie associate. Lo scopo della terapia e’ quello di rallentare la progressione dell’aterosclerosi e di prevenire un secondo episodio infartuale, le sue complicanze come la morte o l’ictus, e ridurre l’evoluzione verso una disfunzione cardiaca del cuore e della circolazione (scompenso cardiaco).Tra i fattori in grado di modificare la prognosi vi è lo stile di vita
Riabilitazione
Dopo un infarto del miocardio Milano può essere indicato un periodo di riabilitazione cardiologica in regime di degenza o ambulatorialmente, secondo la gravità dell’infarto stesso, la capacità di recuperare la propria attività fisica da parte del paziente e le eventuali malattie extracardiache associate.
Lo scopo della riabilitazione è la graduale ripresa della capacità di esercizio individuale, di un gestione ottimale della terapia che si avvicini il più possibile al target del paziente nella vita extra-ospedaliera e, infine, aiutare il paziente nel correggere lo stile di vita di modificazione dello stile di vita.
Esistono diversi modelli riabilitativi adattati sulle specifiche individuali e su precise linee guida